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Dicono di noi:
(da " Arlequins.it - Progressive Rock Webzine " - Recensione GREEN GRAPES )
"Più di tutto, per questo CD vale proporre pari pari quanto sta scritto nel booklet: "Green Grapes è una sorta di archeologia musicale, tra brani dispersi, provini ed altre storie finite in fondo ad un cassetto rimasto chiuso per oltre 20 anni. E' quindi un'antologia d'inediti (...) che a volte esula dallo stile base del gruppo (...). Troviamo "Eravamo alla fine del mondo", una delle primissime produzioni Alluminio-Ostorero, quando ancora si chiamavano GREEN GRAPES. "Cry for me" è la versione inglese de "L'alba di Bremit"(...), "Mentre scendevo" risale al periodo ante-Scolopendra mentre "Incubo" è un lungo brano (...) che traccia la strada da cui successivamente si sarebbe sviluppata Scolopendra. "Lauda dell'amore mistico" è un riadattamento prog di una composizione di tal Banco da Siena, vissuto nel 1200. "La casa dei riflessi" fu scartato da Scolopendra ed il provino che qui compare è stato reinciso più tardi con la nuova formazione, come "Sulla soglia del peccato che fu composto agli inizi degli '80. "1969" ed "Opera " sono provini realizzati prima di "Geni mutanti" e appaiono in versioni alquanto diverse dal CD...". Basta così: se già amate gli ALLUMINOGENI (ma solo in tal caso), questo CD può forse interessarvi. ..."
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(da " Arlequins.it - Progressive Rock Webzine " - Recensione GENI MUTANTI )
"Ritornano gli ALLUMINOGENI dopo oltre 20 anni da "Scolopendra" e lo fanno secondo me con buona ispirazione. Patrizio Alluminio e Daniele Ostorero, pur con qualche capello in meno e qualche ruga in più, paiono in forma come ai bei tempi, ad essi si è unito Massimo Cabrini, titolare delle parti di chitarra nonché autore della copertina. Se "Scolopendra" fu, come è noto, falcidiata in fase di missaggio, "Geni mutanti" ha invece visto i nostri perfettamente liberi e coscienti di produrre ciò che volevano. Quest’album può validamente essere considerato una valida continuazione dell'opera precedente per le idee in esse espresse e per i testi. Essi sono, oggi come allora, improntati sui grandi spazi liberi ed i misteri del cosmo; il cosmo è anche quello che ci circonda e ciò che è dentro di noi, e non mancano riferimenti più attuali, ancor più incisivi perché fatti da persone mature e non dai tre sbarbini che agli inizi dei 70 vennero stritolati dagli ingranaggi del music business. Sicuramente, anche per i motivi già detti, il figlioccio supera di gran lunga il padre. Vogliamo cominciare con quella specie di marcia sinfonica che è l'opener "Mass media", o con quel piccolo capolavoro di liricità costituita da "Opera"? Cominciamo invece col dire che la situazione stessa del gruppo, il fatto che i musicisti siano affermati professionisti che sono rimasti lontani dall'ambiente musicale per molti anni, costituisce la migliore garanzia che ciò che andiamo ad ascoltare non rappresenta la rielaborazione di qualcosa di sentito né il clone di qualcos'altro. La musica di questo album è solo il frutto del lavoro degli ALLUMINOGENI. Noi come ascoltatori possiamo fare paragoni, accostarli a qualcuna delle altre bands che blandiscono le nostre orecchie assetate di questa musica, ma questi giudizi saranno di certo indipendenti da quelli che sono gli intenti dei musicisti. L'uso vigoroso che è stato fatto delle tastiere da parte del chirurgo Alluminio e l'impeto voglioso che l'assicuratore Ostorero garantisce alla sua batteria costituiscono una valida attrattiva per chi vuole accostarsi a "Geni mutanti". Una azzeccata reunion che rende in parte giustizia ad un gruppo molto sfortunato con un disco che, pur non raggiungendo vette eccelse, può valere l'acquisto. ..."
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